Quattro chiacchiere con...
Andrea Pendibene

Hai voglia di presentarti a tutti noi?
Certamente, sono orgoglioso di poter condividere la passione che ci lega tra sportivi ma anche tutte le persone che seguono gli sportivi a 360gradi.
Indipendentemente dalla disciplina e dai risultati, ognuno di noi ha il suo traguardo da raggiungere attraverso sudore, kilometri e miglia marine: che sia asfalto, lago, montagna, pista, deserto…Spesso le vicende di sport sono legate alle medaglie ma dietro ad ogni medaglia c’è una storia fatta di persone! Tutte che fanno gli stessi sacrifici che non riguardano solo careggia ma anche chi, come Salice, protegge da decenni gli occhi e anche la testa di chi insegue i propri sogni!
Ci dici quali sono la tua più grande qualità ed il tuo più grande difetto?
Da toscano, da militare (faccio parte del Gruppo Sportivo della Marina Militare) ma anche da ingegnere, prendo tutto di petto, con il cuore oltre l’ostacolo, sempre, anche quando tutto sembra impossibile… Vivo al 100% la la passione tanto che sono sempre a “palla”… Anche se non tutti apprezzano questa mia visione perché spesso è vista come un difetto e hanno ragione! Non mollo mai, sono sempre focalizzato sul dettaglio, sul fare tutto in maniera perfetta, cercando di trovare la maniera di allenarmi più degli altri... Anche se poi crollo!
Qual è stato il momento più buio della tua carriera?
Nello sport come nella vita le delusioni non mancano: momenti difficili che riesco a superare grazie alla Marina Militare… Anche se poi lasciano il segno!
Sicuramente il disalberamento in pieno oceano durante la MiniTransat 2015 (regata oceanica riservata ai migliori 80 skipper al mondo su imbarcazioni di 6vmetri e mezzo senza assistenza esterna) in piena tempesta, in fuga con i migliori 4/5 atleti, dove ho visto svanire un podio al quale puntavo sin dalla mia prima partecipazione nel 2007 (la regata si corre ogni due anni). Era una situazione molto delicata perché non potevano volare gli elicotteri di soccorso: ho così armato un albero di fortuna con i pezzi rimasti e sono arrivato in Spagna dove sono praticamente collassato sia per la forte emozione di aver riportato la barca ma anche per l’ estrema delusione sportiva e umana.
Mi sentivo a pezzi e “la botta” è stata così forte che avevo paura di tornare in mare a navigare: cosa che ho fatto “obbligato a calci nel sedere” nel giugno 2016, quando vinsi la Giraglia Rolex con una forte tempesta tra la Corsica e Genova… In effetti serviva proprio una “spintarella”, perché ero proprio a “terra”, che anche in questa occasione arrivò dalla Marina Militare.
Quale è stato il momento più brillante della tua carriera?
Ritengo sia necessario distinguerle a seconda del fatto di averle vissute singolarmente, in coppia o in team.
Sicuramente le 4 traversate oceaniche in solitario sul MiniTransat: un guscio di resina di sei metri a velocità folli, tralasciando vittorie e podi, in queste manifestazioni la componente avventura c’è e si vive per 25 giorni di totale solitudine in mezzo al rude ed incontaminato oceano Atlantico.
In doppio, le vittorie a ripetizione nel circuito “Nastro Rosa Circumnavigando l’Italia” con i tecnologici Figaro3Foil, tra cui 3° al Campionato Europeo Doppio Mixed Offshore e 2° al mondiale ( in coppia con la comasca Giovanna Valsecchi, anche lei Gruppo Sportivo Marina Militare che ha iniziato ad andare in barca proprio all’aval-cdv di Gravedona).
In equipaggio, il podio alla Ocean Race con una squadra internazionale giovane, un mix tra esperienza e spensieratezza, lanciati a cannone in oceano sempre a tirare e limare su ogni cosa per la massima velocità: come uno sprint in pista ovale che non finiva mai!
Quale è stato il momento più divertente della tua carriera?
Nel dire alla gente, con il mio curriculum da navigatore oceanico, che vado al lago ad allenarmi… E vedere le loro facce che ridono! Appena posso vado a Gravedona o comunque sul lago di Como perché è un bel posto dove poter fare tutti gli sport di fatica acquatici e lungo lago (corsa, trail, mtb) ma soprattutto per praticare la nuova disciplina del wing foil che è molto esigente dal punto di vista fisico, di concentrazione e di assetto nell’intuire i cambiamenti del vento e delle onde: quindi utilissima in oceano! E fa molto ridere perché lago e oceano sembrano distanti anni luce. Inoltre proprio con il wingfoil sotto il sole, il vento e le cadute a ripetizione testo occhiali, mascherine, caschetti che poi uso in gara: quando caschi sparato in acqua a 10 metri, se riemergi tutto intero e con gli occhiali al loro posto, vuol dire che è il modello giusto a prova di oceano!
Quali sono i consigli che daresti ad un giovane che intende seguire i tuoi passi sotto il punto di vista della tua carriera sportiva?
Credere nei sogni, inseguirli con tenacia e sudore, ma soprattutto continuare a studiare parallelamente agli allenamenti e portarsi i libri nelle trasferte sul pulmino: perché oggi lo sport non è solo cuore e talento! Cogliere ogni occasione per fare esperienza con chiunque anche da gregario o sul gommone mentre gli altri si allenano: oggi ci sono i numeri, i video, la tecnologia e bisogna essere completi con un background che ti permetta di interagire con i tecnici e le squadre. Con l’Istituto Nautico ho imparato a navigare, con l’Ingegneria Nautica ho imparato a progettare e con il Master in Yacht Design ho imparato a modificare, settare, sviluppare e migliorare.
Lo sport è anche questo perchè ti insegna a vivere e crescere: non solo agonismo ma anche formazione!
Spostiamo le lancette dell'orologio in avanti di 10 anni: chi sarai? Cosa starai facendo? In che veste ti immagini?
La vela permette più di altri sport di rimanere in prima linea: a bordo nelle competizioni in equipaggio ma anche a terra, di supporto. Non dimenticando ruoli di sviluppo tecnico in inverno e fasi progettuali. Anche se l’emozione di trasmettere la passione, i valori, il rispetto a ragazzi giovani e in crescita è un qualcosa di non confrontabile emotivamente.
Ti và di condividere con noi il tuo più grande sogno a livello sportivo e a livello personale?
Sportivamente, sognando ad occhi aperti, direi la Coppa America… Ma solo con gli Italiani di Luna Rossa!
Professionalmente, crescere in Marina Militare e continuare a fare della mia passione per il mare, la mia professione così da far gareggiare e crescere nuovi marinai, pronti ad affrontare le sfide della vita con la tenacia di chi insegue medaglie!
Quale è il tuo articolo preferito di Salice? Ci spieghi il perché di questa preferenza?
“Conditio sine qua non” partire per ogni avventura mare o terra, lago o oceano, acqua o neve con un occhiale Salice ma anche con una protezione (per il wing foil utilizzo il caschetto EAGLE BIANCO che scelgo, se posso, anche in regata, sebbene non in alcune competizioni il peso e lo spazio sia limitatissimo) e con il tricolore ben visibile!
In solitario usavo il 342 Blu con tricolore perché compatto, avvolgente e robusto.
In doppio, sui Figaro3Foil e in Ocean Race, essendo le barche molto più velici bisogna passare molto tempo a studiare la rotta e traiettorie continuamente giorno e notte sia sulle carte nautiche che sugli strumenti e quindi, ahimè, ho necessità di una correzione.
Ora uso il modello 019 colore nero con il tricolore come unico occhiale giorno/notte e con le astine avvolgenti perché una montatura standard, con i colpi di mare, le brusche accelerazioni e i movimenti anaerobici sulle manovelle, sarebbe immediatamente sbalzato. Ho poi scoperto che lo posso tenere in testa mentre riposo nei brevi turni da 30 minuti e poi lo infilo la muta stagna con il collo in lattice cosi risparmio tempo ed entro subito in turno.
Porto due montature per le lunghe Navigazioni “just in case” che le lenti sono intercambiabili
Per il wingfoil, ma anche per queste nuove attività, sto provando una montatura più ampia che a forte velocità e muovendo sempre la testa per guardare attorno ( rispetto a chi timona fissando sempre la prora) ho necessità di maggiore protezione… Anche se è dura cambiare un occhiale con cui hai condiviso migliaia di miglia ma anche sogni, emozioni, paure e lacrime di gioia!


