Quattro chiacchiere con...
Marco Camandona

Hai voglia di presentarti a tutti noi?
Mi chiamo Marco Camandona sono nato ad Aosta il 20 dicembre 1970. Sono guida alpina, maestro di sci, allenatore federale di scialpinismo e da oltre 20 anni direttore tecnico del "Millet Tour du Rutor Extrême”, gara internazionale di sci alpinismo a coppie, e fotografo per passione. Dal 1996 ad oggi, ho preso parte a più di venti spedizioni alpinistiche e ho intrapreso viaggi d’avventura in tutto il mondo, salendo su cinque delle montagne più alte di ogni continente (le cosiddette Seven Summits). Per dieci volte sono salito su una cima principale di 8000 metri senza l'ausilio dell'ossigeno; ho dedicato tanti anni all’alpinismo in Himalaya e mi reputo molto fortunato per aver raggiunto la vetta delle 7 montagne più alte del mondo: l'Everest (8.848 m) nel 2010, il K2 (8.611 m) nel 2000, il Kangchenjunga (8.586 m) nel 2014, il Lhotse (8.516 m) nel 2018, il Makalu (8.463m) nel 2016, il Cho Oyu (8.210 m) nel 1998, il Dhaulagiri nel 2021 (8.167 m). A queste si aggiungono il ShiSha Pangma (8.048 m), l’Annapurna nel 2006 (8.091 m) e il Manaslu nel 2019 (8.163 m). Inoltre dal 2015, con mia moglie Barbara e alcuni amici con cui condivido la passione per la montagna, mi dedico ad un progetto umanitario a Kathmandu in Nepal, dove abbiamo realizzato un orfanotrofio che ospita 25 bimbi, da qui il nome della nostra Onlus “Sanonani”, che in Nepalese significa Piccolo Bambino
Ci dici quali sono la tua più grande qualità ed il tuo più grande difetto?
Le mie qualità sono sicuramente la determinazione e l’impegno: quando punto un obbiettivo è difficile che lo sbaglio. Il mio più grande difetto è che sono tanto disordinato e mi dicono anche che voglio fare mille cose in una volta sola a volte facendo anche dei pasticci… Ma poi arriva Barbara e generalmente mette tutto al proprio posto.
Qual è stato il momento più buio della tua carriera?
Il momento più buio è stato nel 2020, subito dopo la ripartenza della pandemia quando a maggio ho avuto un incidente piuttosto grave, mi sono fratturato la spalla destra e sono stato fermo per molto mesi.
Quale è stato il momento più brillante della tua carriera?
Il momento più brillante è stata la spedizione dello scorso autunno al Dhaulagiri, il mio decimo ottomila senza l’ausilio dell’ossigeno; ripartire dopo l’infortunio non è stato facile, ho dedicato un anno ad allenamenti estenuanti dovendo fare anche tantissima fisioterapia, sono arrivato pronto e la spedizione è andata molto bene.
Quale è stato il momento più divertente della tua carriera?
I momenti più belli e divertenti direi che son TUTTI quelli passati in montagna e condivisi con i miei compagni di cordata, facendo quello che amo. Mi reputo una persona molto fortunata!
Quali sono i consigli che daresti ad un giovane che intende seguire i tuoi passi sotto il punto di vista della tua carriera sportiva?
Difficile consigliare… Gli direi di essere prudente, di avere sempre la testa sul collo e di valutare con attenzione e cognizione di causa tutti i pro e contro prima di prendere una decisione, ma anche di seguire il suo cuore. Ai miei ragazzi che alleno sia per la pratica dello sci alpinismo che dell’alpinismo moderno ricordo sempre che solo con tanto impegno e “sacrificio” si ottengono dei risultati. Anche se sacrificio purtroppo a volte significa rinunciare a tante belle cose della gioventù. Inoltre gli consiglio di essere severi e nello stesso tempo padroni di sé stessi e della propria mente, dopodiché ognuno avrà il suo “Everest” o meglio ancora il suo “K2” o la sua olimpiade.
Spostiamo le lancette dell'orologio in avanti di 10 anni: chi sarai? Cosa starai facendo? In che veste ti immagini?
Questi ultimi 10 anni sono passati troppo velocemente: ho cercato di fare tutto quello che amo fare a mio modo, vivendo all’aria aperta e in montagna. Mi auguro che fra 10 anni sarò ancora lì ad allenare i ragazzi di ski alp dello sci club Corrado Gex e a fare ancora la guida alpina accompagnando i miei nipoti e trasmettendogli la passione per la montagna raccontandogli tante storie vissute e avventure passate. Mi vedo come uno scopritore e traghettatore di nuovi alpinisti 4.0.
Ti và di condividere con noi il tuo più grande sogno a livello sportivo e a livello personale?
Non nascondo che dopo la salita alla vetta del Dhaulagiri dello scorso autunno vorrei chiudere il cerchio dei 14 ottomila, me ne mancano 4 e sono tutti in Pakistan dove si può andare solo in estate. Sono consapevole che ci saranno dei sacrifici e delle rinunce da fare ma è un sogno nel cassetto che vorrei realizzare per me stesso e non per rincorrere un record.
9. Quale è il tuo articolo preferito di Salice? Ci spieghi il perché di questa preferenza?
• Articoli top SALICE sono due: Occhiali 852 per la lente Quattro che è una lente sviluppata per l’alta montagna con il massimo fattore di protezione in cat. 4. Maschera 605 OTG per la lente di nuova generazione che alle caratteristiche tecniche di una lente fotocromatica unisce quelle di una lente polarizzata.


